Riaprire gli stadi: approcci diversi per tifosi diversi

di Antonio Zuliani e Francesco Davalli *

La necessità di riaprire progressivamente i luoghi di accesso al pubblico mette in luce un tema fondamentale: i gruppi di persone non sono tutti uguali. Si pensi alla necessaria distinzione da tenere in considerazione, per esempio nel mondo del calcio, tra i gruppi di tifo organizzato e i tifosi non organizzati: due soggetti che durante l’evento partita assumono comportamenti completamenti diversi e rispondono a logiche altrettanto distanti tra loro. Entrambe le figure però devono necessariamente essere raggiunte dalla comunicazione indispensabile a garantire, insieme evidentemente ad altri fattori, la sicurezza durante l’evento sportivo. Il fatto che i comportamenti umani siano oramai preventivabili (Zuliani, 2017) evidenzia l’importanza di predisporre forme organizzative e comunicative pensate per ogni specifica situazione. Pensare che sia sufficiente una comunicazione chiara e razionale, senza tener conto della forza degli opinion leader e delle attese e dei bisogni dello stesso gruppo di appartenenza, è un equivoco ricorrente. Questo vale per stadi, discoteche e ogni altro luogo di aggregazione: ritenere che si possa predisporre un’unica forma organizzativa e comunicativa è un errore fatale.

La prima differenza – Una prima considerazione è da farsi in merito alla comunicazione di tipo ufficiale: gruppi di tifo organizzato e semplici sportivi reagiscono a questo tipo di messaggio in maniera differente. Da un lato, diventa emblematica la reazione che molti gruppi di tifosi organizzati hanno nei confronti proprio della comunicazione ufficiale: spesso infatti il loro motto è “tutti o nessuno”. Dall’altro lato abbiamo gli appassionati delle diverse discipline sportive, che pur essendo gli abituali fruitori di impianti sportivi, non lo fanno in forma aggregata e organizzata. Proprio lo spettatore che vive principalmente lo sport come momento di aggregazione, come passione comune e accomunante, può vivere con frustrazione le nuove regole, percepite come utili per contrastare il contagio ma anche come barriere che impediscono di fruire emotivamente l’evento come prima. A supporto di questo doppio canale, basta rivolgere l’attenzione a come i diversi sport hanno vissuto la fase recente della parziale riapertura degli impianti.

I diversi sport – Il basket per esempio ha avuto la possibilità di avere spettatori negli impianti dove si sono disputati i gironi e le finali della Supercoppa. Ciononostante, la diffidenza e le regole di fruizione hanno determinato scarso afflusso anche in partite di cartello che, negli anni passati, avrebbero visto il tutto esaurito. In questo caso, i gruppi organizzati hanno disertato tali eventi. Il pubblico del tennis, solitamente educato e ligio alle regole, solo in extremis ha potuto assistere alla fase finale degli Internazionali di Roma. Le autorità infatti hanno respinto quattro diverse pianificazioni di modelli di sicurezza senza analizzare il comportamento tipico di quel tifoso e per di più nel timore del pericolo assembramenti. Gli spettatori di motociclismo e automobilismo hanno dimostrato buon rispetto delle regole nelle nuove modalità, con discrete affluenze negli eventi. È utile ricordare che questi ultimi sport aggregano le persone con una sorta di propulsione positiva verso il campione o la proprio squadra, tralasciando così quei sentimenti di ostilità verso l’avversario tipici invece di altre discipline. Discorso analogo per il ciclismo, per cui vale un’ulteriore considerazione: l’implementazione della sicurezza dell’evento non deve passare necessariamente attraverso un’autorizzazione di un ente preposto (solitamente Commissione Provinciale di Vigilanza dei Locali Pubblico Spettacolo). In questo caso la fruizione delle corse ciclistiche è stata molto simile a quella degli anni precedenti: gli organizzatori si sono affidati più al buon senso dei fruitori che all’implementazione di regole, controllori, sistemi e simili.

Il calcio – Il tifo organizzato del calcio è forse il soggetto più emblematico per questa analisi. Non si va a vedere la partita all’interno di un gruppo di tifosi in curva per apprezzare il gesto tecnico o l’organizzazione tattica della squadra, ma prevalgono gli aspetti di coinvolgimento aggregativo come cori e coreografie, di trascinamento emotivo rituale che vengono esaltati dai gol e dalle vittorie della propria squadra.

Le conclusioni - In definitia, in quest’ottica appare indispensabile quindi pensare alla necessità di pianificare un tipo di comunicazione (e quindi di piano sicurezza) differente per ogni categorie di tifosi, non solo seguendo la distinzione tra due diverse discipline (tifoso di tennis differente da tifoso di calcio) ma anche la distinzione all’interno del medesimo sport (calcio, tifo organizzato e famiglia con bambini allo stadio).

* Antonio Zuliani: Psicologo psicoterapeuta si occupa dei comportamenti e dei processi decisionali nelle situazioni di emergenza. Direttore di “PdE - rivista di psicologia applicata all'emergenza, alla sicurezza e all’ambiente”, ha pubblicato numerosi articoli scientifici e volumi in materia.

Francesco Davalli: commissione tecnica Andes, Delegato alla Gestione Evento della Fiorentina

Bibliografia

Zuliani A. (2017). Azioni e Reazioni nell’emergenza, EPC Editore, Roma.

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